La peregrinazione Jacopea, come dice la parola, è una pratica devozionale comune a tutte le religioni e in particolar modo a quella cristiana cattolica. Anticamente ci si recava a piedi in un luogo sacro per evangelizzare nuove comunità o semplicemente per espiare le proprie colpe. Nel tempo però sono notevolmente cambiate le forme del pellegrinaggio, dato che oggi lo si percorre anche in bicicletta, a cavallo, in carrozzina o handbike per le persone a mobilità ridotta, o comunque cercando di non utilizzare mezzi a motore per preservare quel fattore “fatica” che caratterizza in un certo qual modo l’intera esperienza.
Essa prende il nome dall’apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo, pescatore, fratello di Giovanni l’Evangelista. Dopo la resurrezione di Cristo per molti anni vagò per la penisola iberica al fine di compiere l’opera di evangelizzazione. Tornato in Palestina, per evitare che acquisisse troppo potere, re Erode Agrippa lo fece decapitare. Così i suoi discepoli Attanasio e Teodoro ne raccolsero il corpo e lo trasportarono segretamente su una nave fino in Spagna. Sbarcati sulla Costa della Morte non lontano dall’attuale Finisterre, si addentrarono in Galizia e gli diedero sepoltura in un luogo che per secoli nessuno seppe. Ma nell’anno 813 d.C. l’eremita Pelayo vide, per molti giorni successivi, una pioggia di stelle cadere vicino un colle e una notte sognò San Giacomo che gli svelò che il luogo delle luci indicava la sua tomba. L’abate si recò subito in quel luogo e smuovendo la terra che nei secoli si era depositata rinvenne il sepolcro. Ne diede così notizia al Vescovo locale Teodomiro che confermò la veridicità dell’accaduto. Veloce fu anche il passaparola che consentì anche al papa e ai principali sovrani cattolici dell’epoca di conoscere l’accaduto. Di qui iniziò il culto di Santiago (il nome è la contrazione di san Giacomo). Vi venne costruita una piccola chiesa sul luogo del sepolcro e ben presto sorse intorno una città che fu denominata Santiago de Compostela (da campus stellae).