Per ripercorrere le tracce di un uomo divenuto poi patrono d’Europa è forse anche importante imparare a conoscerlo, magari anche prima di partire per calarsi meglio in epoche travagliate nelle quali ha vissuto come quella delle guerre gotiche tra Goti e Bizantini che insanguinarono la nostra penisola; quella delle carestie, massacri e deportazioni alle quali si aggiunsero anni di contrapposizione delle razze e delle religioni, in quanto il cattolicesimo dei Romani non era condiviso dai barbari, di religione ariana.
Il ricordo di Benedetto da Norcia giunge a noi grazie al ritratto che di lui ci ha lasciato san Gregorio Magno nel II libro dei suoi “Dialoghi”. Allora ciò significava narrarne i miracoli per celebrarne le virtù ma quando papa Gregorio scrisse quest’opera, tra il 593 e il 594, l’Italia era contesa tra diverse popolazioni e con quest’opera poteva incutere in loro un salutare rispetto per la religione cattolica. Gregorio voleva far conoscere attraverso un libro di edificazione popolare ed una teologia, in che consisteva la vita monastica. A differenza di altri santi a Benedetto dedica un intero libro dei “Dialoghi”. Da ciò dobbiamo concludere che San Benedetto è realmente esistito, e che la sua grandezza fu tale da superare tutti i suoi contemporanei.
Nato a Norcia intorno al 480, appena dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. come tutti i figli di nobili da adolescente si recò a Roma per studi. In un città così grande e cosi ingestibile a causa dell’invasione barbara fu presto raggiunto da una profonda crisi morale, di cui il giovinetto avvertì subito il pericolo. Fu cosi che decise di ritirarsi in solitudine nella valle dell’Aniene, in una grotta nei pressi di Subiaco. Il giovane eremita non rimase però a lungo nascosto: ben presto la sua fama di santità gli attrasse numerosi discepoli. Da Vicovaro gli giunse una richiesta di diventare Abate di una comunità monastica, ma non fu un’esperienza positiva e fu costretto a tornare nella sua grotta di Subiaco, dove lui stesso organizzò una colonia monastica, formata da dodici piccoli cenobi con dodici monaci ciascuno. Presto dovette però abbandonare anche Subiaco e insieme ai discepoli più fedeli si recò a Cassino, sul cui monte fondò, intorno al 529, la celebre abbazia di Montecassino. Qui donò ai suoi monaci la Regola, e secondo la tradizione morì il 21 Marzo dell’anno 547, quaranta giorni dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica con la quale ebbe comune sepoltura. I Dialoghi riferiscono che spirò in piedi, con le braccia sollevate in preghiera verso il cielo, proprio come designa la statua al centro dell’abbazia.
La sua croce riporta fedelmente il pensiero del santo:
Crux Sancti Patris Benedicti
Croce del Santo Padre Benedetto
Crux Sacra Sit Mihi Lux
La Santa Croce sia la mia luce
Non Draco Sit Mihi Dux
Non sia il demonio mio condottiero
Vade Retro Satana
Fatti indietro, Satana
Numquam Suade Mihi Vana
Non mi attirare alle vanità
Sunt Mala Quae Libas
Sono malvagie le tue bevande
Ipse Venena Bibas
Bevi tu stesso il tuo veleno.