Quando ci hanno proposto la partecipazione a questo progetto non eravamo certi di riuscire a rilevare un percorso accessibile del Cammino di san Benedetto a causa dell’orografia di un territorio appenninico già difficile per sé. Ma al fine di garantire a tutti di poter vivere quest’esperienza avevamo predisposto la tracciatura di un itinerario – come da Protocollo – completamente asfaltato.
L’Umbria, e più nello specifico la Valnerina, è sempre stata un’area geografica martoriata da terremoti e quello del 24 agosto 2016, pochi giorni prima della nostra partenza (avvenuta nella seconda settimana di settembre), aveva lasciato profondi segni tanto che la stessa Commissione Europea, venuta a conoscenza dell’avvenimento, ha richiesto al partenariato un riscontro sullo stato d’avanzamento del progetto. L’esito fu che le operazioni di mappatura avrebbero dovuto iniziare, escludendo il paese di Norcia.
Era il 10 settembre quando ai nostri occhi si palesò un luogo visibilmente provato da ciò che Madre Natura era in grado di fare: strade inagibili piene di calcinacci e chiuse per sicurezza al passaggio attraverso nastri bianco/rossi; case dai muri parzialmente crepati che di tanto in tanto lasciavano cadere pietre o altri residui edilizi; abitazione completamente messe a nudo da pareti che non esistevano più mostrando alla mercé dei passanti tavole ancora imbandite dalla sera prima o pronte l’indomani per una colazione che nessuno avrebbe consumato.
Ad accoglierci in questo panorama post-apocalittico ci furono Giusy e Andrea, gestori dell’ostello “Il Capisterium”. Una delle poche strutture accessibili per viaggiatori lenti presenti in città, che nonostante i danni stava provando a rialzarsi. I loro racconti finirono di disegnare un quadro di Norcia che non avremmo mai potuto immaginare.
Gli strascichi del sisma però non si limitarono solo alla città natale del Santo, ma raggiunsero la frazione di Avendita da cui abbiamo iniziato i nostri lavori, anch’essa molto provata ma se non altro ancora raggiungibile e – in parte – transitabile. Alcune strutture erano state totalmente compromesse, altre guardavano fortunatamente già a piccoli/grandi lavori di ristrutturazione che ben presto avrebbero consentito loro di tornare ad accogliere persone.
Soltanto quando raggiungemmo Cascia e conseguentemente la valle del Turano l’accoglienza delle comunità e lo splendore dei luoghi ci aiutarono – seppur per poco e piano piano – a ovattare la tristezza indottaci da una Norcia non più come prima. Un cuore pulsante umbro che ancora una volta avrebbe dovuto rialzarsi, e forse da solo.
In 21 giorni una squadra di quattro volontari verificò circa 370 chilometri di Cammino, recensì oltre 200 ospitalità e raccolse informazioni per oltre 2000 punti di interesse grazie ad una fattiva collaborazione del territorio e dell’associazione Amici del Cammino di san Benedetto, pronti ad accoglierci ad ogni fine tappa per darci quelle giuste indicazioni capaci di migliorare il nostro tracciato e rendere il percorso un’esperienza per tutti.