Le spiagge accoglievano le onde dello stesso mare del giorno prima, La Manica, ma da un lato differente dell’Europa, tanto che pure la direzione del vento che accarezzava i nostri piedi sembrava diversa. Dietro di noi lascevamo la Brexit, l’anglosassonità non aveva attecchito molto su di noi, forse per il poco tempo rimasti nella “terra degli Angli” (traduzione letterale dell’antica Engeland), o forse semplicemente perché il pensiero correva più veloce di qualsiasi altra cosa e guardava a quei 900 km, e più, che separano Calais dai Monti Joura. Avevamo stimato di raggiungere la Svizzera verso la metà di Giugno, 40-45 giorni di Cammino.
Pian piano uscivamo dagli schemi in cui eravamo incastrati, lasciandoci trasportare dal Cammino, dalle sue persone e dalla natura. Senza orari, senza precisi impegni, pensando a soddisfare i nostri bisogni primari come dormire e mangiare, dopo ovviamente esserci assicurati un bivacco sicuro e un caldo falò. ll tempo era diventato relativo, ci orientavamo secondo la luce del sole, unico nostro punto di riferimento. Finalmente eravamo entrati nella dimensione del viandante.
Sapevamo che il percorso ufficiale della Via Francigena francese era quello segnalato come GR145, oltre che con il caratteristico segnavia con il simbolo giallo del pellegrino. Una lunga linea in diagonale dalla regione Hauts-de-France, passando per Reims nella regione Grand Est e Besançon fino al confine svizzero, appena a nord di Losanna. Il silenzio di queste terre, svuotato dalla presenza dei pellegrini che avremmo iniziato a incontrare solo molto tempo dopo, è stata la musica più dolce che potevamo ascoltare, ritmata dalla cadenza dei nostri passi. Dal ventoso nord siamo passati alla Champagne coi suoi vigneti assolati, dove contadini qua e là non mancavano di prendersi cura dei nostri stomaci. Lambivamo cattedrali gotiche e abbazie cistercensi e avremmo goduto di questi paesaggi fino a ritrovarci davanti alle Alpi… da valicare.