Il percorso era tutto perfettamente segnato dal 2018, con il logo ufficiale del Pellegrino della AEVF – Associazione Europea delle Vie Francigene – e dalla banda bianco-rossa orizzontale; il numero delle strutture che ospitano i pellegrini sarebbe infatti pian piano aumentato, al momento del nostro passaggio erano stati all’incirca 350, dagli hotel 4 stelle alle strutture tipo ostelli denominate gîte d’étape, con il sistema di pagamento a offerta libera, così come il numero di pellegrini che decidono di attraversare la Francia seguendo la Via Francigena, una delle più antiche e percorse Vie Romee.
Il primo pellegrino incrociato fu Alex, di Losanna, che andava in senso contrario verso Canterbury e per questo non è stato possibile condividere il suono dei nostri passi e del bordone, diventato oramai compagno di viaggio, di gioco, strumento per cibarsi e – talvolta – per difendersi da qualche animale in fuga dalla propria dimora.
Immersi in una grande varietà di paesaggi, abbiamo lasciato la costa addentrandoci nei campi di grano, di mais e di lino. Abbiamo attraversato minuscoli paesini, villaggi medievali e città storiche vittime della guerra. Laghi, boschi e foreste protagoniste di eventi che si leggono solo sui libri di scuola. Abbiamo partecipato a non so più quante feste locali, invitati come ospiti d’onore, noi che eravamo lì solo a camminare e a studiare quanto ciò che era sotto i nostri piedi potesse esser considerato percorribile da tutti.
È cosi che abbiamo assorbito tradizioni e folklore di un popolo che per quanto vicino non avevamo mai conosciuto così a fondo, permettendo loro di meravigliarsi del percorso che stavamo vivendo e della nostra missione. Giornate lunghe e lente, impegnati ad osservare e a vivere intensamente ogni momento, ascoltando i consigli del Cammino e accogliendo ogni segnale e opportunità che ci si poneva dinnanzi. Mappavamo tutti i punti critici, a volte non solo per chi cammina con l’ausilio di una carrozzina.
Ovviamente eravamo coscienti del fatto che oggi purtroppo non può esser considerato accessibile a tutti, per tantissimi motivi che spaziano dalla natura all’orografia dell’itinerario, dai servizi offerti ai pochi ostelli e alle rare fontane. Il tutto fortunatamente ovattato dalla grande accoglienza locale.
Passavano i giorni e la nostra partenza, oramai così lontana ci faceva spesso pensare a quanto un amico ci disse molto tempo prima: “Goditi ogni passo perché sarà uno in meno che potrai fare avvicinandoti alla meta”, sebbene questa fosse ancora una frontiera invisibile.
Rapiti da meravigliose albe e tramonti, ci addormentavamo sotto cieli stellati, lontani dal traffico e dalla frenesia della città dato che il Cammino non passa per grandi metropoli ma per luoghi ancora molto poco antropomorfizzati. Ci siamo inoltrati in una Francia rurale, fatta di persone pronte ad aiutare e soccorrere il pellegrino.
Nei pressi di Capelette conoscemmo Noel, un signore in pensione dedito al suo giardino. Curiosi ci avvicinammo e visitammo il suo paradiso domestico, dove passava gran parte della sua giornata a coltivare gli stessi frutti che poi ci donò assieme a del succo biologico di sua produzione. Dicono che il Cammino spesso non ti dà ciò che vuoi ma ciò di cui hai più bisogno… erano giorni che parlavamo di quanto desiderassimo delle fragole… e ci trovammo proprio in una zona geografica particolarmente conosciuta per la loro produzione. Il Cammino ascolta e con pazienza dona.
Qualche giorno dopo in un mercatino a Marouille conoscemmo Brigitte e sua figlia, che ci invitarono per cena e per consentirci di fare una doccia alla vecchia maniera: calda, per 20 minuti sotto il getto e con del bagnoschiuma diverso dalla saponetta di Marsiglia. Lei e i suoi amici ci accolsero come fossimo dei figli, senza pregiudizi e senza paura.
E via via potremmo stare qui a raccontarveli tutti, ma approfittando della vostra pazienza non possiamo esimerci dal raccontarvi il curioso incontro con un Sindaco che ci cacciò da un cimitero. A onor del vero non aveva tutti i torti, ma quale fastidio potevamo dare facendoci una doccia all’aperto in un luogo cosi disabitato?! Forse era stato avvisato da qualcuno, sta di fatto che in nostro soccorso quella volta arrivò Sandrine, che ci aprì le porte di casa sua dove riserva ogni giorno una camera ai pellegrini di passaggio perché accogliere, ospitare, incontrare e condividere sono da sempre i pilastri dell’educazione con cui è stata cresciuta. Infinito l’amore della famiglia Chevalier e di tante altre buone anime che abbiamo incontrato avvicinandoci alla cordigliera alpina.