Ci sono incontri potenzialmente esplosivi. Di quelli da cui possono nascere davvero tante cose nuove. Tra Free Wheels e il Cai sta succedendo proprio questo: il loro incontro sta già portando cambiamenti, nel modo di attrezzare e vivere i sentieri e di renderli sempre più vivibili alle persone a mobilità ridotta. E probabilmente non sarà necessario attendere molto per vedere effetti ancora più fruttuosi di questa alchimia.
Ne abbiamo avuto conferma durante “Fa’ la cosa giusta!” 2023, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, cui sia Free Wheels che (per la prima volta) il Club Alpino Italiano partecipavano con uno stand e con un ricco programma di presentazioni e dibattiti. Uno di questi in particolare, Escursionismo adattato e percorsi accessibili, ha mostrato quanto siano promettenti i lavori in corso e, soprattutto, quelli in progetto. Dario Ellena, del Gruppo di lavoro Montagnaterapia del Cai, e Pietro Scidurlo, costruttore di Cammini e autore della prima guida in Italia ad un Cammino accessibile, pubblicata da Terre di mezzo Editore, hanno evidenziato cosa mettere in campo per consentire a tutti di percorrere i sentieri. Compito non sempre facile, perché i percorsi su cui il Club Alpino Italiano – con oltre 326.000 soci e 416 Sezioni in tutta Italia – ha maggiore competenza sono, lo dice il nome stesso, percorsi di montagna, e la montagna e l’inaccessibilità, nell’immaginario di moltissimi, vanno spesso a braccetto.

Ci sono persone, però, per le quali il “non si può” è il nemico numero uno. Quello che spegne la speranza, la voglia di vivere. Come tale, è un limite da mettere in fuga, o quanto meno da spostare sempre più in là. E senz’altro in casa Free Wheels e in casa Cai di persone che la pensano così ne circolano parecchie. Free Wheels perché si impegna a sostenere le persone con esigenze di accessibilità a superare, prima di tutto, le proprie paure e a mettersi in cammino nel modo più autonomo possibile. Il Cai perché, con il Gruppo di Montagnaterapia, da anni accompagna sui sentieri gruppi di persone con disabilità di diverso tipo, in genere scarsamente autonome, soprattutto con la joelette, un particolare portantino che consente di affrontare sterrate e salite anche impegnative ma che necessita del supporto manuale di più volontari.
Antonio Montani, Presidente Cai dal maggio scorso, tra i tanti incontri e iniziative della loro prima presenza a “Fa’ la cosa giusta!” trova tempo per spiegare tutto questo al blog di Free Wheels. “Sono rimasto sorpreso – racconta della sua esperienza diretta – dalla grinta e dalla gioia delle persone che vengono portate sui sentieri, dall’energia che riescono a trasmettere agli accompagnatori”. Ogni sezione del Cai si è dotata di almeno una joelette, e chi vuole andare in un sentiero può chiedere sia lo strumento che il supporto dei volontari, che naturalmente sono appositamente addestrati, con medici delle Asl che li formano trasmettendo loro le opportune accortezze.

Questo è il presente, ed è il presente più visibile. Per entrambi c’è anche un presente sottotraccia, dove ferve un’attività fondamentale. Perché, come sottolineato nell’incontro, rendere accessibili i percorsi passa attraverso un serio lavoro di individuazione, mappatura, classificazione e manutenzione. Free Wheels ha competenze in cosa serve per l’accessibilità, il Cai, per sua costituzione, deve provvedere al tracciamento, alla realizzazione e alla manutenzione di sentieri. I loro saperi, perfettamente complementari, si possono intrecciare per realizzare un sogno, o forse qualcosa più di un sogno, una visione: rendere percorribile una parte del Sentiero Italia alle persone a mobilità ridotta.
Il Sentiero Italia, creato nel 1983 e lungo oltre 7000 chilometri, attraversa l’Italia da nord a sud, isole comprese, scorrendo lungo l’arco alpino ed appenninico. Già diverse tappe, spiegano al Cai, sono state rese accessibili, seguendo non solo un obiettivo ma un ideale: salvaguardare la natura e il contesto del sentiero. “Ci interessa moltissimo – chiarisce Antonio Montani – che le persone con disabilità possano vivere la natura, accompagnati o in autonomia, senza che questo comporti alcuno stravolgimento. Se c’è un gradino su un sentiero, non viene tolto ma viene cercata un’alternativa. In questo modo si rispetta sia il percorso che la persona”. Già adesso, sul sito del Sentiero Italia compaiono tappe tracciate prevedendo delle tratte alternative, in entrambi i sensi di marcia.

Ma nei sogni di Free Wheels e del Cai c’è ancora di più. Regalare, alle persone con mobilità ridotta, la possibilità di vivere l’esperienza del Sentiero Italia facendo almeno un pernottamento, per sperimentare a pieno l’emozione dell’itineranza, come avviene con “Klick’s on ways”, la traversata a tappe organizzata da Free Wheels (quest’anno, in Veneto) che verrà effettuata da 8 riders lungo 350 chilometri grazie a uno strumento tecnologico che potenzia le loro carrozzine.

Per realizzare questo sogno sono indispensabili, come ricorda Pietro Scidurlo, tre fattori essenziali: l’accessibilità del percorso e, altrettanto, quella dei servizi e delle strutture ricettive. Ci si trova, quindi, di fronte a un doppio nodo da sciogliere. Il primo, spiega Antonio Montani, è che delle 518 tappe del Sentiero Italia ne vanno trovate almeno 2 o 3 consecutive che siano percorribili anche da persone con mezzi a ruote. E non è facile. Il secondo, difficile, è che trattandosi di ambienti di montagna, spesso gli alloggi sono rifugi, che difficilmente hanno la necessaria dotazione per l’accessibilità. Difficile, appunto, non impossibile, soprattutto dove c’è la volontà di investire. Il Cai sta lavorando, anche, a un bando sul booking dei rifugi, e non è impresa da poco, visto che sono 714 (quelli targati Club Alpino Italiano, ma la ricerca include anche quelli di altra gestione) per oltre 20mila posti letto. L’obiettivo è offrire una mappatura dell’offerta, il più possibile completa, che comprenda anche gli aspetti dell’accessibilità.

Insomma, dietro questo sogno c’è un lavoro immenso, che va, appunto, dal censimento degli alloggi con tutte leinformazioni necessarie e aggiornate alla mappatura delle tappe in chiave di accessibilità. A dare una mano, in una fase di scrematura, sono i cicloescursionisti, che riportano primi dati essenziali su elementi come terreno, sassi, salite. Per loro è anche partita un’attività specifica di formazione, che li rende consapevoli delle caratteristiche essenziali di accessibilità delle strutture, dalla larghezza delle porte alla conformazione dei bagni. Se ci sono volontà, competenza, collaborazione, il sogno ha tutti i numeri per realizzarsi.
