La notizia è di quelle che – con tutte le cautele del caso – fanno davvero piacere. Un luogo principe del turismo in Italia sta promuovendo l’accessibilità per tutti nel territorio con il progetto “Trentino per tutti”, conferendo anche una apposita certificazione. Il marchio, che non a caso si chiama “Open”, richiama il logo dell’Onu sull’accessibilità, e anche questo fa ben sperare sul fatto che certi messaggi stiano iniziando, finalmente e dopo tanti sforzi, a circolare nel modo giusto.
Il nome del progetto manda già di per sé un messaggio forte e chiaro: “Trentino per tutti” punta a diffondere in maniera capillare la cultura e la pratica dell’accessibilità a 360 gradi. Free Wheels (oltre a costruire Cammini per tutti) cerca di far capire, da più di un decennio, che il tema riguarda una platea di persone che va ben oltre quelle a mobilità ridotta, dai bambini a chi ha allergie, dai diabetici agli anziani, quindi non può che farci piacere il concretizzarsi di progetti come questo, perché partono da premesse che ci appartengono. Quando le amministrazioni – da chiunque siano gestite – comprendono che investire in accessibilità vuol dire investire in civiltà e solidarietà, certo, ma anche in valorizzazione del territorio, arricchimento dell’attrattività turistica, qualificazione dell’accoglienza e degli addetti, si fa sicuramente un passo avanti nell’interesse comune.
Insomma, come qui a Free Wheels amiamo dire, il turismo accessibile conviene a tutti.
Gli amministratori trentini si sono accorti – lo hanno dichiarato presentando la nuova fase del progetto – che in Italia, secondo i dati Istat, sono oltre 3 milioni i potenziali viaggiatori che convivono con forme di disabilità, che hanno voglia come tutti di viaggiare e che viaggiano con accompagnatori. Tirando le somme, risulta un totale di 10 milioni di persone che cercano bellezza, accoglienza e risposte adeguate alle loro esigenze specifiche. Secondo L’Enat, European Network Accessible Tourism, i potenziali interessati sono decisamente più numerosi. Si tratta, sostengono, di 10 milioni di persone che non sono l’indotto degli amici e parenti ma il totale di coloro che hanno spesso esigenze di accessibilità: persone con varie disabilità, persone con disabilità temporanee, mamme e bambini, ma soprattutto la fascia dei senior che con l’età spesso e volentieri acquisiscono bisogni di accessibilità (motoria, sensoriale, alimentare, ecc…)
Si tratta, insomma, di una domanda di ospitalità in forte crescita, dalle grandi potenzialità, che richiede qualità dell’accoglienza, consapevolezza, conoscenze tecniche. Di qui, l’obiettivo di sensibilizzare gli operatori turistici. Il Progetto “Trentino per tutti” – promosso dalla Provincia autonoma di Trento vincitrice di un bando del Ministero della Disabilità – si propone di sensibilizzare le strutture ricettive e gli addetti ai lavori, per rendere il Trentino una meta inclusiva attraverso tre grandi linee di intervento. Una è, appunto, il marchio Open, che certificherà le strutture accessibili a tutti. Da pochi giorni sono stati definiti i criteri di qualificazione e i criteri per comporre squadre di valutatori per il rilascio della certificazione. Le organizzazioni in possesso della certificazione verranno incluse in un apposito albo, che sarà un importante strumento di informazione.
Il percorso è sostenuto da un team di soggetti: Umse Disabilità e integrazione socio-sanitaria, Agenzia per la coesione sociale, che si occuperà del rilascio delle certificazioni, Servizio Turismo e Sport della Provincia autonoma di Trento, Fondazione Franco Demarchi, Trentino Marketing e Tsm-Trentino School of Management che sarà impegnata nella formazione dei verificatori e degli operatori turistici interessati, oltre alla promozione del marchio sul territorio, al fine di aumentare la consapevolezza del sistema turistico sulle tematiche dell’accessibilità. Tsm, inoltre, in collaborazione con le Apt, sta organizzando degli incontri formativi e di sensibilizzazione sul territorio, che partiranno nella seconda metà di settembre, rivolti agli operatori del ricettivo, dei servizi della filiera turistica e agli attori del sistema turistico e culturale.
Altre linee di intervento, si legge nel comunicato stampa, sono la “formulazione e l’offerta di nuovi prodotti turistici rivolti alle persone con disabilità ed un nuovo portale accessibile ideato per incontrare questo nuovo segmento di mercato”.
Ci fa piacere, lo ripetiamo, che l’accessibilità sia finalmente riconosciuta come “un elemento centrale di qualsiasi politica di sviluppo responsabile e sostenibile che intenda concorrere alla costruzione di una società civile e democratica”. Ci fa piacere che si stia lavorando a strumenti come la certificazione o l’Albo o il sito, che sono importanti se costituiti e gestiti adeguatamente, mentre purtroppo esperienze del passato attestano che spesso mancano di efficacia e di corrispondenza con la realtà. Ci fa piacere che alcuni inizino a riconoscere quello che diciamo da anni, ossia che rendere accessibile un percorso o una struttura non va solo a vantaggio delle persone a mobilità ridotta ma di una serie di persone dai 0 ai 90 anni.
Ci convince di meno, a dirla tutta, l’idea di percorsi specifici. “L’obiettivo generale – dichiara un assessore – è di rendere il Trentino, che è già una destinazione di ottimo livello per il turismo, una destinazione di qualità anche per le persone con disabilità, con strutture ed esperienze pensate per loro”. Secondo la nostra esperienza (Free Wheels ha aiutato oltre 10 mila persone a mobilità ridotta a scoprire i benefici dei Cammini) le persone con disabilità non aspirano a fare esperienze pensate per loro – che, come prevede il progetto, saranno oggetto di un apposito concorso di idee – ma esperienze che fanno tutti e che spesso anche loro possono fare a patto che ci sia qualche accuratezza in più. Le barriere, gli ostacoli, spesso non sono creati dalla condizione della persona con esigenze specifiche ma dalla mancanza di attenzione di chi costruisce strade e marciapiedi con gradini alti e senza passerelle, mette paletti che restringono l’accesso alle piste ciclabili, non costruisce le docce a filo, non prevede un menu per gli allergici, non dota di segnali acustici gli attraversamenti pedonali…
Terremo, quindi, attentamente d’occhio questo progetto (cui facciamo i migliori auguri), cercando di saperne sempre di più e di dare, rispettosamente ma criticamente e costruttivamente, il contributo del nostro punto di vista. Perché sarebbe davvero bello che venisse realizzato nel migliore dei modi, che i fondi pubblici (1.300 milioni di euro, non poco) siano usati bene e soprattutto che i valori dell’inclusione siano adeguatamente concretizzati.