È una di quelle occasioni in cui si è davvero felici di poter dire “c’ero anch’io”. “Camminare oltre”, l’ultima iniziativa di Free Wheels – in collaborazione con NoisyVision Ets – è stata un’esperienza emozionante, intensa. E’ durata non più di 72 due ore, viaggio incluso, ma da quelle 72 ore siamo tornati tutti un po’ cambiati.
Tutto questo avveniva esattamente un mese fa. L’idea di base di “Camminare oltre” è realizzare un’esperienza di escursionismo condivisa da persone con varie esigenze di accessibilità e varie caratteristiche personali, dall’età al livello di frequentazione della montagna. Gli obiettivi erano molteplici, ma soprattutto tenevamo a due aspetti: vivere e diffondere l’accessibilità in montagna e fare un’esperienza condivisa. Vivere il sentiero non solo con la propria anima e le proprie gambe ma con quelle dell’altro, arricchendosi vicendevolmente con lo scambio delle rispettive percezioni e sostenendosi nelle rispettive criticità.
Per questo era fondamentale che i partecipanti fossero molto diversi tra loro o – come qualcuno preferisce dire – eterogenei. E infatti a camminare in Alta Lombardia, a Bormio e dintorni, nello splendido scenario del Parco nazionale dello Stelvio, sono stati cinque viaggiatori: uno con disabilità motoria, un ipovedente e ipoacusico, un camminatore di lunga data (socio CAI dal 1975), uno di 10 anni e una camminatrice alle prime armi con i tratti in quota.
Ci siamo trovati il 29 settembre, ospiti di Bormio Tourism nella Baita Fanti, dove oltre ad un’accoglienza di estrema gentilezza abbiamo trovato ottime condizioni di accessibilità. E tanta bellezza. Bastava affacciarsi per guardare le cime circostanti, e a descrivercele è arrivato Matteo Schena, innamorato della montagna, guida alpina e presidente della Sezione Cai di Bormio. Una persona generosa, che come noi sui sentieri si sente libero e si impegna perché molti possano vivere l’esperienza della montagna.
Una riunione preparatoria è stata un’ottima occasione per una prima birra e per iniziare a conoscerci meglio. Ecco Eva, alla sua prima uscita con Free Wheels, poco esperta di montagna e molto esperta di Cammini, pronta a raccontare sui social i momenti più intensi e a trasmetterli con la sua sensibilità e il suo entusiasmo. Dario, cittadino del mondo, che aiuta tutti noi a capire come guardare e camminare con i suoi occhi, che hanno una prospettiva ridotta, e con le sue orecchie, che non percepiscono alcune frequenze. Danilo, che ha organizzato operativamente gran parte di questa iniziativa e si porta addosso uguali dosi di entusiasmo e senso di responsabilità. Andrea, suo figlio, 10 anni e già una gran passione per la montagna, di gran lunga il più giovane del gruppo. Pietro, ideatore di questa nuova avventura, sempre difficile da tenere fermo con il suo Klaxon Klick e, soprattutto, con i mille progetti che gli affollano la testa.
Scopriremo in poche ore che Dario è praticamente suo fratello e che NoisyVision Ets – l’associazione che ha fondato per promuovere la conoscenza delle disabilità sensoriali e un approccio proattivo e conoscitivo verso le diversità percettive – ha molto dna in comune con Free Wheels. Ma lì per lì non ne abbiamo il tempo, siamo occupati nell’esaminare l’equipaggiamento tecnico che utilizzeremo in escursione: dalle calze ai bastoncini, dai pile alle bandane, dagli scarponi ai pantaloni e alle giacche antivento, Aku, Masters, Mico Sport e Redelk Outdoor hanno fatto sì che non ci mancasse veramente nulla.
E ci siamo anche io Billo e con Matteo (accontentatevi di sapere che il primo è un artista che realizza video meravigliosi e l’altro un componente prezioso delle grandi avventure di Free Wheels, videomaker apprendista), che seguiremo o precederemo tutti i loro passi. Il mio compito – e mi preoccupa non poco – è far venir fuori emozioni e messaggi, creare le situazioni per sviluppare i loro dialoghi e per far venire fuori domande che possono restare prigioniere della timidezza. Noi tre avevamo il compito di realizzare un video che racconterà come “Camminare oltre” – sostenuto da ACinque Energia e dal Club Alpino Italiano e, per la parte video, dal prezioso supporto tecnico di Insta360 – sia qualcosa che porta ben oltre le meraviglie di un sentiero di montagna.
Siamo riusciti nell’intento? Lo sapremo tra qualche tempo. Quello di cui siamo già certi è che questo video non basterà a soddisfare la voglia di condivisione di chi ha ideato questa iniziativa. “Camminare oltre” avrà molto probabilmente altre edizioni, perché neanche il video più poetico può uguagliare l’esperienza sul campo.
Sabato mattina partiamo in pulmino fino alle Torri di Fraile. Bartolomeo, con Tiziana al suo fianco, guida sui tornanti, noi guardiamo il panorama che man mano si apre. La giornata è splendida. Con noi 10 c’è una volontaria del Cai di Bormio, Patrizia Scherini, che ci accompagna nel giro dei laghi di Cancano. Il paesaggio è bellissimo, il sentiero piacevole, in prevalenza sterrato e largo, accessibile. Ci divertiamo a passare un paio di piccoli guadi, Pietro ci fa vedere che per superare tratti più sconnessi deve dare la massima potenza al suo Klaxon Klick (il propulsore elettrico che si aggancia alla sedia a rotelle consentendo di percorrere sentieri sterrati e in pendenza). Facciamo sosta in un rifugio che, pur trovandosi su un sentiero frequentato e raggiungibile, non è completamente accogliente in termini di accessibilità, anche se lo è in termini di calore umano. Mangiamo panini nel bosco, ci godiamo l’ombra. Ripartiamo.
Su suggerimento di Patrizia camminiamo fino all’inizio della Val Mora, suggestiva e selvaggia: continuando arriveremmo in Svizzera, ma torniamo sui nostri passi per completare il giro. Ci fermiamo incantati ad ascoltare il bramito dei cervi, intensissimo, ma come spesso accade non riusciamo a vederli, il bosco li nasconde efficacemente. Siedo per terra ben protetta dai pantaloni e dal pile, chiudo gli occhi per ascoltare meglio i bramiti, cerco di capire se Dario li sente e come. Poi camminando lungo il lago, nel tratto conclusivo, mi racconta di quanto sia utile, per lui, utilizzare i bastoncini per avere, con il riscontro uditivo, una percezione maggiore della profondità dei passi che sta facendo. Ci godiamo, con lui e con Eva, un momento di sosta guardando le acque del lago, che brillano nella luce radente del pomeriggio.
A fine giornata, sono 15 i chilometri percorsi. Ci sentiamo bene, abbiamo già la sensazione che stiano nascendo legami profondi. A cena siamo allegri e diamo fondo a tutte e tre le bottiglie di prosecco che Pietro ha portato da Somma Lombardo. Siamo divisi da un baratro incolmabile: quelli del vino rosso e quelli del vino bianco. Tranne Andrea, nessuno va ad acqua, almeno a tavola.
Il giorno dopo, domenica, il nostro accompagnatore è Graziano Baroni, anche lui della Sezione Cai di Bormio. Una persona di grande generosità, che ci spiega pazientemente tutte le cime over 3000 che ci circondano, ci descrive la differenza tra mirtillo blu e mirtillo rosso, ci racconta la storia del ghiacciaio Dosdè e ci fa vedere, lungo il percorso, i cartelli che segnalano dove arrivava 12 mila anni fa.
La giornata è bella ma non limpida come quella di sabato. Peccato, perché nemmeno venti minuti dopo la partenza inizia la vista sul ghiacciaio. Le foto che scattiamo sono belle, ma non quanto potrebbero esserlo. Camminiamo nella Val Viola, già striata dai colori dell’autunno, in un percorso a saliscendi che fin dall’inizio fa dire a Pietro “oggi la vedo dura”. E, sì, in alcuni tratti è dura, il Klick da solo non basta o magari basta ma è più prudente che ci siano anche delle braccia, e le braccia ci sono, in salita e, soprattutto, in discesa, dove un ribaltamento della carrozzina è qualcosa che, se non si sta attenti, si può verificare. Dario ci fa fermare su un punto panoramico, prende un foglio, lo arrotola a tubo lo punta verso le cime e ce lo passa, per farci capire quale è la sua visuale. Poi ricomincia a spingere la carrozzina di Pietro, sottraendola a Eva che, con un’energia sorprendente in un fisico così sottile, l’aveva portata avanti per tutta la salita.
Inizia l’ultimo tratto, che ci porta al Rifugio Federico de Dosdè. E’ bellissimo, una serie di onde su un terreno declinante, ed è anche il tratto più impegnativo, con il gruppo che a turno frena la carrozzina. Ma l’arrivo ripaga di tutto: siamo circa a quota 2200 metri, il sole è caldo, davanti a noi c’è il ghiacciaio. Per Pietro è la prima volta in un rifugio e la prima volta che vede un ghiacciaio, ed avrà anche avuto bisogno degli amici in alcuni tratti ma senza di lui noi non saremmo qui.
Mangiamo e parliamo in tavolata, all’aperto, intorno a noi tanti altri camminatori. Andrea, appollaiato su una staccionata, scrive il suo diario e poi ce ne legge qualche passo. Qualcuno si commuove. Pietro gli fa vedere come funziona il Klaxon Klick e glielo fa guidare per un tratto.
Ci sentiamo tutti come se avessimo camminato insieme da sempre.
Il ritorno, le code, il traffico, è qualcosa che non ci appartiene.
E che non cambia quello che abbiamo ricevuto in questi giorni.
Abbiamo, davvero, Camminato oltre.